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Orvieto, Tribunale del malato sul trasferimento del SerD e Csm: "Sede periferica e disagevole"

A parlare è Gianni Pietro Mencarelli, responsabile cittadino del Tribunale per i diritti del Malato e Cittadinanza Attiva: "Il trasferimento, seppur provvisorio, segue ad anni di instabilità. La sede di Bardano è periferica e disagevole".

Non si placano le polemiche sul trasferimento provvisorio della sede del Csm e del SerD nella struttura di Bardano stabilito dall'Asl 2 a causa della ristrutturazione dello storico edificio di via Cardinal Giardinetti. 

A parlare è Gianni Pietro Mencarelli, rappresentante cittadino del Tribunale del Malato e Cittadinanza Attiva che evidenzia le criticità percepite dalle famiglie orvietane coinvolte sulla la scelta della Asl: "Prendo atto con rammarico delle novità riguardanti la collocazione della sede del Cms e del SerD, collocazione che dovrebbe essere transitoria.

In verità - spiega Mencarelli - sono quasi due anni che la sede del Csm è “instabile”: prima all’ interno dell’ Ospedale (soluzione antistorica ed equivoca), poi nella vecchia sede del Centro Diurno (angusta e fatiscente) e di recente a Bardano, sede periferica e disagevole per l’ utenza. Da questo tutte le giuste e sentite rimostranze di cittadini, del Tribunale per i Diritti del Malato, di Cittadinanza Attiva nonché la limpida interrogazione del consigliere comunale Franco Barbabella al Sindaco di Orvieto.

Questa reazione allargata da parte di tanti rappresentanti della comunità civile e democratica - spiega Mencarelli - mi conforta come ex operatore e responsabile del Csm  che negli ultimi anni ha dovuto assistere impotente allo scempio che è stato compiuto, non solo ad Orvieto, dei valori per i quali abbiamo lavorato in tanti per costruire una psichiatra di Comunità. E si badi bene: non intendo una psichiatria alternativa o una psichiatria democratica ma l'unica Psichiatria possibile, che lavora con la gente, per la gente e con essa cerca di migliorare l’ assistenza e di trasformare la cultura del territorio nella direzione della solidarietà, dell’ integrazione, della lotta allo stigma e al pregiudizio.

E poi una notizia che ha rallegrato la comunità orvietana: "Proprio in questi giorni si sono uniti in matrimonio due ospiti di due gruppi appartamento di Orvieto; un uomo e una donna stati strappati alla logica manicomiale, repressiva e disintegrativa, sono stati, per quanto possibile, integrati nella comunità orvietana. Sono diventati sposi nella festa e nell’ accoglienza della comunità.

Qualcuno - osserva Mencarelli - si è battuto per loro e con loro perché si raggiungesse questo traguardo: gli operatori e la comunità stessa. Allora - conclude - mi chiedo perché non continuare a lottare per quei valori dei quali abbiamo bisogno tutti per ritrovare il senso di essere operatori, cittadini, vivi? Vediamo come possiamo organizzarci. Noi siamo a disposizione".

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